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Il legno, la materia preferita di Habito

Il legno, la materia preferita di Habito

Il legno è uno degli elementi protagonisti della “natura abitabile”, che in termini scientifici viene definita “biosfera. Si tratta di quella parte di natura che è la nostra interfaccia con l’universo e in cui il legno recita un ruolo primario.

Nella bottega Habito, grazie al nostro lavoro e alle scelte controcorrente del maestro Giuseppe Rivadossi, il legno è una presenza inderogabile. Si può dire che sia il nostro materiale preferito perché ha un significato che va oltre il gusto estetico: il legno, infatti, accompagna l’uomo dalla notte dei tempi. Il paradosso è che, oggi, non sembra più apprezzato dal mercato dell’arredo, sembra che le ultime tendenze della fascia alta non contemplino affatto il legno come materia importante nel paesaggio interno.

Sarebbe una tendenza comprensibile se il legno fosse sostituito da altre materie “archetipe” come la pietra e il metallo, la terra ed il cemento perché nella società contemporanea abbiamo bisogno di rintracciare questa varietà di materiali. La routine quotidiana è infatti costrittiva e spesso senza tregua, dunque tutto ciò che ci aiuta a “spezzare” questi ritmi dovrebbe essere benaccolto. Non è comprensibile se, come in effetti accade, il mercato dell’arredo cerca surrogati alla materia autentica: in questo modo inganna le persone e, in ultima analisi, anche se stesso. Purtroppo è quello che sembra stia accadendo negli ultimi decenni.

I nostri luoghi stanno diventando inospitali

Oggi la tensione economica che il grande sistema neoliberista sta imponendo al mondo intero – a tutte le civiltà, a tutte le nazioni, all’intero ecosistema e all’uomo stesso – è una forzatura senza precedenti che rischia di spezzare gli equilibri che hanno consentito la vita fino ad oggi. Per poter stare al passo con la “redditività” che ci siamo imposti abbiamo bisogno di velocità di produzione e di “consumazione” sempre maggiori: basti pensare che ormai la ricchezza che la terra può produrre in un anno non è più sufficiente a soddisfare le richieste produttive del nostro sistema. Il nostro ambiente si sta impoverendo per la velocità con cui lo “divoriamo”, ma anche per l’incapacità di restituire ad esso.

I nostri luoghi si stanno facendo inospitali. E noi ci stiamo allontanando dalle relazioni che costruiscono l’ambiente: non ascoltiamo più il grido della materia e dello spazio che evidentemente non possono accompagnarci in questa fuga tanto distruttiva quanto illusoria. È una fuga che non accetta limitazioni, se non temporanee, nell’ottica di un’espansione economica infinita. Oggi, tutto deve adeguarsi al nuovo dogma: crescere o morire. Non esiste via di mezzo, così stiamo perdendo la nostra identità, le nostre radici nel mondo. Fortunatamente questo “gioco folle e suicidario” sta iniziando a mostrare le sue evidenti controindicazioni: in molti stanno infatti subendo gli effetti deleteri di questo nostro “progresso monotematico e finanziario”, non solo nei paesi del terzo mondo ma anche nelle regioni più ricche e sviluppate.

Il legno nell’arredo è utile a ritrovare le nostre radici nel mondo

Il legno, in tutto questo, c’entra perché ci aiuta a ritrovare contatto con l’universo a cui apparteniamo. È un materiale con dei limiti strutturali, per esempio ha una velocità di crescita, di maturazione, di stagionatura che gli impediscono di essere gestito con logiche troppo frettolose. Il legno è costituito da una fibra direzionata che obbliga chi lo utilizza ad avere una conoscenza approfondita dei suoi movimenti, inoltre possiede sfumature e fragranze uniche, che sorprendono ogniqualvolta si apre un tronco. In più, il legno registra nel suo corpo, come noi, tutti gli eventi della sua esistenza: nodi, annate buone o cattive, cambi di temperatura. In sostanza, è una materia vivente, che non può essere ridotta ad un “prodotto”.

Per questo motivo scegliere le materie arcaiche, tra cui il legno, da parte di chi produce e di chi acquista, adeguandosi ai loro limiti ed alle loro caratteristiche, appartiene ad una logica relazionale, di riconnessione con gli elementi ed i ritmi naturali che ci contengono e ci mettono nel giusto rapporto con il creato.

Gli effetti di una materia arcaica come il legno nella nostra vita

Gli effetti del legno sull’ambiente in cui viviamo sono evidenti. Spesso ci capita che le persone in visita presso il nostro atelier ci comunichino l’effetto calmante che le nostre opere e arredi in legno hanno su di loro fin da subito. Il motivo è che tutte queste materie “archetipe”, che hanno cioè una valenza non solo tecnica ma anche simbolica per l’uomo in quanto parte costitutiva delle nostre esperienze ataviche, costituiscono in realtà il nostro legame sacro con la terra.

Spesso di fronte agli imprevisti del legno parliamo di imperfezioni. In realtà, non sarebbe meglio chiedersi con quale autorità noi parliamo di imperfezioni? La perfezione astratta verso cui sembriamo orientati diviene epidermide scollegata dalla realtà strutturale e funzionale, così è manipolabile e vendibile con maggiore facilità, ma è anche fonte di separazione dal vero perché facilita la finzione ed il camuffamento.

Il dovere di scegliere un materiale come il legno

Oggi l’utente pretende una omogeneità assoluta del “prodotto” ordinato perché pensa che sia un dovere di chi produce fornire tassativamente ciò che immagina. L’uomo tende a pensare che sia prodromico di felicità ottenere ciò che desidera perché ha paura di porsi di fronte alla sorpresa del dono che l’opera della natura e l’opera dell’uomo possono offrirci.

In realtà, la natura ci offre una libertà molto maggiore rispetto alla nostra idea stereotipata e limitata di bellezza-perfezione: concede un’immagine libera e cangiante delle cose. Il legno è l’esempio ideale: non vi è un tronco uguale all’altro, le tonalità cambiano, i nodi o le fessurazioni sono spesso imprevisti, eppure l’uomo vuole omologare agli standard industriali questa meravigliosa materia. Non riuscendovi, la sostituisce con dei surrogati. Un altro esempio è l’incremento della chirurgia plastica corporea femminile e maschile: suggerisce che non ci si accetta più per quello che siamo ma che si percepisce il bisogno di omologarsi ad una idea astratta e stereotipata. Perché siamo profondamente insicuri, ci manca la relazione con la radice. Così si chiude il cerchio: il legno è proprio questo, una delle nostre radici, una delle nostre concrete relazioni con quella parte di natura che ci ha partorito, con madre natura.

Averne cura, averlo vicino, avere contatto fisico con esso credo sia una chance in più di educarci alla relazione vera e vitale di cui oggi tutti abbiamo così profondamente bisogno.